Se cercate “Doris Wishman” su un qualsiasi motore di ricerca, tra le prime definizioni che appariranno c’è quella che la vorrebbe “controparte femminile di Ed Wood”. Se è vero che col peggior regista di tutti i tempi ha in comune la realizzazione di film a bassissimo budget, quasi sempre autofinanziati e dalla fattura non esattamente eccelsa, questo accostamento è per molti altri aspetti riduttivo. Il suo immaginario cinematografico appare semmai più simile a quello di Russ Meyer o di Jesus Franco, eppure qualsiasi paragone risulterebbe comunque stonato.

Questo perché Doris Wishman si è posta fin da subito come un caso unico nel panorama del cinema underground e indipendente. Nella sua carriera, che conta circa una trentina di film, ha attraversato pressoché tutti i generi e sottogeneri, filoni e sottofiloni che prevedono la presenza di nudità femminili. E se oggi una regista donna che espone così sfacciatamente il corpo femminile ci apparirebbe curiosa o, volendo, anche ignobile, una sorta di serpe in seno nella lotta contro il sessismo, basti sapere che tra gli anni Sessanta e i Settanta, ossia all’apice produttivo dell’autrice, la cosa passò quasi del tutto inosservata.

Prima di arrivare a capire come sia possibile, cerchiamo di contestualizzare. 

Doris Wishman nasce a New York, probabilmente intorno al 1912 (anche se lei si è sempre rifiutata di dichiarare pubblicamente la sua età) da una coppia di emigranti ebrei provenienti dall’Ucraina. Perde sua madre già in tenera età e cresce nell’irrequieto Bronx. Intorno agli anni Cinquanta lavora per suo cugino, che si occupa di distribuzione cinematografica di film di ogni tipo, sia opere di caratura intellettuale sia l’esatto opposto, i film di exploitation. Questo termine, che in inglese significa letteralmente “sfruttamento”, si riferisce a film a basso costo, proiettati in genere solo nei grindhouse e che solleticavano gli appetiti più bassi di un pubblico preferibilmente maschile, offrendo storie piene zeppe di violenza e donne procaci ampiamente svestite.

Il primo filone a cui si dedicò fu quello del nudist movie, il film nudista. Si trattava di film in cui più che sul sesso in senso stretto (le scene di accoppiamento infatti sono assenti o appena accennate) ci si concentra sulla gioia e la spensieratezza della vita da naturisti

Tutto lascia pensare che l’interesse di Wishman per un certo tipo di cinema “greve” sia nato proprio durante quest’esperienza, anche se la sua carriera di regista inizia solo più tardi, a seguito di un evento infausto:

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