Challengers ha incassato sul mercato italiano molto più del doppio dei precedenti film di Luca Guadagnino, Suspiria Bones and All. Sicuramente ha giocato a favore del nuovo film (girato due anni fa e uscito in ritardo in seguito allo sciopero degli sceneggiatori americani) il fatto che parli di tennis in un momento in cui questo sport non ha mai goduto di tanta popolarità e spazio mediatico. Ma a scorrere le reazioni sul web – comuni spettatori e tuttologi che vogliono dire la loro – si ha la percezione che Challengers rimanga, almeno in Italia, un film da critici e influencer, che scontenta una parte del pubblico comune, irritato da quello che considera come un esercizio “modaiolo”. Mentre i critici, incapaci di parlare al di fuori del loro orticello, si sono concessi sparate tipo «Il miglior film di Guadagnino!», rispolverando alcune tipiche argomentazioni fallaci, come quella secondo cui “l’Autore che gira un film su commissione vale il doppio”. 

Guadagnino non ha avuto subito l’etichetta di Grande Autore: i suoi primi film (esordisce con The Protagonists nel 1999), a torto o a ragione, all’epoca non godono certo di apprezzamenti unanimi, e Melissa P. (2005) viene sepolto da un coro di fischi. Poi, con Io sono l’amore (2009), arrivano la maturità e la rispettabilità istituzionale. Da allora Guadagnino ha un posto assicurato nei festival più importanti, smussa asprezze e velleitarismi giovanili e arriva al plauso ecumenico con Chiamami col tuo nome (2017), forte di un romanzo di fama (di André Aciman) alle sue spalle e di oltre tre milioni di incasso. Con questo film Guadagnino si posiziona come interprete di un pansessualismo fluido molto up to date e come cantore della bellezza maschile (è il film che lancia Timothée Chalamet), portando sullo schermo pulsioni e immagini che solo dieci anni prima sarebbero rimaste nel ghetto del cinema queer. Con Suspiria (un progetto in origine non pensato per lui) e Bones ad All Guadagnino usa l’horror per raccontare passato e presente, spingendo la ricerca formale (almeno nel primo) verso territori inesplorati ma perdendo ovviamente buona parte del suo pubblico.

Con Challengers accetta la commissione della produttrice Amy Pascal (al suo attivo vari Spider-Man, ma anche The Social Network di Fincher, un film la cui confezione ricorda spesso quella di Challengers, e non solo per la colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross) e gira con la star più cool del momento, Zendaya. Ma, in quanto Autore,

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